Il Tempio, o Santuario, di Diana era un enorme complesso;
cera una larga piattaforma artificiale di m.200 x 175 - sostenuta
a valle da sostruzioni triangolari e a monte da nicchioni semicircolari
in cui probabilmente cerano statue - e un terrazzamento superiore.
Allinterno della piattaforma correvano due portici di ordine
dorico, uno con colonne intonacate in rosso, laltro con colonne
di peperino grigio scuro; cerano statue, ambienti per i sacerdoti,
alloggi per i pellegrini, celle donarie, un tempio, bagni idroterapici
e perfino un teatro; di tutta questa struttura sono visibili una
parete di grandi nicchioni, una parte del pronao con
almeno un altare votivo, e alcune colonne.
La maggior parte del tempio, che si allargava
su una superficie di oltre 5.000 mq., è tuttora da riportare
alla luce. Le parti più alte - come i nicchioni, che affiorano
dal suolo per diversi metri - la dicono lunga sulla maestosità
che il Santuario doveva avere.
Fu abbandonato con lavvento del Cristianesimo
e in parte depredato di marmi e decorazioni; la selva pian piano
lo ricoprì quasi completamente. Gli scavi archeologici iniziarono
nel 17° secolo, ad opera soprattutto di amatori e studiosi
stranieri, e così per gran parte i reperti - soprattutto
statue di splendida fattura - ora si trovano sparsi nei musei dEuropa.
Altri pezzi si trovano nel Museo delle Navi e nei musei
romani di Villa Giulia e Nazionale delle Terme. Alcuni sono a Palazzo
Ruspoli a Nemi, ma di recente lo Stato li ha acquistati, e verranno
sistemati nel museo.
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