Sagra delle fragole
Lo sapevate che i suoi frutti sono quelli che tutti scambiamo per semi? la polpa zuccherina è invece costituita dal ricettacolo naturale che si sviluppa e diventa carnoso. Nell'antica Roma per tradizione si mangiava questo frutto alle feste in onore di Adone, alla morte del quale Venere pianse copiose lacrime, che, giunte sulla terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi: le fragole. E le feste per Adone si tenevano alle idi di giugno; e le idi cadevano a metà mese, in certi mesi al 13, in certi altri al 15 (marzo, maggio, luglio e ottobre). A giugno, quindi, il 13. Quando noi festeggiamo s. Antonio da Padova. Bene: nella Roma dei Papi, il 13 giugno, le raccoglitrici di fragole organizzavano una festa a Campo de' Fiori, nota a Roma con il nome di Trionfo delle fragole. Al centro delle festa era la preparazione di un grande canestro di circa due metri di diametro nel quale veniva posta una statua raffigurante Sant'Antonio; intorno ad essa le fragolaie disponevano una gran quantità di panierini stracolmi di frutti. Poi il canestro veniva sollevato e appoggiato sulle teste di robusti popolani che da Campo de' Fiori lo portavano in corteo per le vie del centro. Lungo il percorso le fragolaie e i baldi giovani cantavano insieme festosi stornelli in onore di Sant'Antonio e delle fragole. La festa si concludeva con una generale e generosa distribuzione di fragole al popolo. Il trionfo delle fragole alla Rotonda ('la Rotonda', anzi, più esattamente 'la Ritonna' è il nome con cui il popolino romano ha ribattezzato il Pantheon, essendo una chiesa rotonda) è il titolo di un'incisione di Bartolomeo Pinelli del 1822, mentre un'analoga scena in cui le fragolaie raccolgono mance dai loro avventori, portando sulle spalle un'immagine di Sant'Antonio inghirlandata di verde, figura in un acquerello di Achille Pinelli del 1833. Dato che all'epoca la frutta per il mercato di Roma
veniva tutta dai Castelli Romani, non è affatto azzardato pensare
che le fragole fossero fornite dai coltivatori di Nemi. Questa festa deve
essere stata soppressa a Roma quando il Papa, per larrivo dei Savoia
nel 1870, si rinchiuse in Vaticano e Roma entrò, per così
dire, in lutto; e i produttori devono averla spostata a Nemi, sia come
richiamo turistico, sia perché ogni lavoro vuole la sua ricompensa,
e c'è sempre una festa del raccolto, ovunque nel mondo, e qualunque
prodotto si sia raccolto (le feste della vendemmia, della trebbiatura,
eccetera). Le prime notizie sulla Sagra documentate negli archivi comunali di Nemi datano dal 1922, anno in cui si trova traccia di una delibera dell'Amministrazione per lo stanziamento di fondi necessari ai festeggiamenti e la distribuzione di fragole; e non ci sono spiegazioni ulteriori per le ragioni dell'iniziativa. Questo permette facilmente di arguire che la festa siapreesistente a questa data, e anche ben consolidata nella tradizione cittadina (se l'ipotesi dello spostamento da Roma è vera, erano già 50 anni che si faceva la Sagra). Perché proprio a Nemi si coltivano le fragole?
Come ognun sa, la fragola è un frutto di bosco, e nasce spontanea.
Si può trapiantarla e coltivarla: ma non prospera ovunque. Ci vogliono
cure, e clima giusto, e terreno adatto. Lintelligenza, lintraprendenza,
la bravura degli abitanti di Nemi han fatto sì che le piantine
venissero con pazienza cercate nel sottobosco e trapiantate nei poderi
terrazzati delle pendici del lago, o sulle sponde del lago stesso; indi
valorosamente coltivate con successo da generazioni di Nemesi. In assenza
di prodotti diserbanti, come avveniva nei secoli scorsi, non è
cosa di poco momento: bisogna passare fra i filari almeno una volta la
settimana con la zappetta ad estirpare a mano le erbacce infestanti; proteggere
i frutti in via di maturazione da uccelli e insetti, e infine coglierli,
sempre naturalmente a mano, e a schiena curva. Per ogni chilo di fragoline
raccolte, voglion esser ore di duro lavoro sotto il sole. Lavoro duro,
paziente, perseverante e delicato, che da sempre viene affidato alle mani
delle donne: ecco perché le protagoniste della Sagra sono le 'fragolare,
che sfilano in corteo per il paese abbigliate con l'antico costume tradizionale:
gonna rossa, bustino nero, camicetta bianca e mandrucella candida in testa.
Lavoro duro al pari di quello delle mondine di risaia. Più che
lavoro, martirio; almeno nei tempi passati. Ultimamente, con la tecnica
della pacciamatura (ricopertura della terra con teli di plastica nera
ad impedire che crescano altre erbe che non siano quella coltivata) si
è in parte alleviato. Le serre hanno poi aiutato ulteriormente
la coltivazione, mettendo i produttori al riparo dagli incerti della meteorologia.
Comunque solo due o tre coltivatori di Nemi hanno le serre. Nella valle
del lago c'è infatti un microclima particolare che consente invece
di avere ottimi risultati con questa coltura, senza fare uso di prodotti
fitofarmaceutici. A livello mondiale la produzione di fragole è attorno ai 2.5 milioni di tonnellate; i maggiori produttori sono Stati Uniti, Polonia, Giappone, Spagna, Italia, Russia e Corea. In Italia questa coltura interessa una superficie pari a circa 6.000 ettari, da cui si ottiene una produzione superiore alle 130.000 tonnellate. Il primato produttivo spetta alla Campania, da dove proviene il 32% del raccolto nazionale; seguono Emilia-Romagna (15%), Basilicata (15%), Veneto (12%), Piemonte (10%) e Lazio (7%). La produzione del Lazio si concentra per lo più nel sud della regione. Ma solo a Nemi la fragola è un 'prodotto tipico'. La politica agraria dellEuropa dà una giusta importanza alla salvaguardia delle produzioni locali, cercando di ricavare per esse uno spazio che rischia altrimenti di essere totalmente soffocato dalle produzioni di massa. E insieme tenta la salvaguardia anche della cultura locale che a quel prodotto fa riferimento, dato che intere generazioni hanno riversato sul prodotto conoscenze e abilità che resistono nel tempo e non devono andare perdute nei ritmi ossessivi che il progresso e il mercato impongono al mondo. In linea con lEuropa, quindi, Nemi vuole conservare e tutelare il suo prodotto tipico. Che cosè un prodotto tipico? Purtroppo negli ultimi tempi nel territorio di Nemi la superficie destinata alle fragole si è molto ridotta. Buona parte dei nemesi ha progressivamente lasciato questa coltura per passare alla più redditizia coltivazione dei fiori. Le pendici terrazzate del lago sono state quasi completamente abbandonate per la difficoltà delle operazioni colturali, dato che la forte pendenza del cratere impedisce il ricorso a qualsiasi macchina agricola e in alcuni casi addirittura non consente di raggiungere i campi altro che a piedi. Inoltre la coltivazione della fragola è particolarmente delicata e faticosa. Tutto ciò sconsiglia il ricorso a manodopera esterna, che risulterebbe troppo cara, e quindi si son salvati solo pochi appezzamenti a conduzione strettamente familiare, che coprono una piccola parte del fabbisogno locale (consumo degli abitanti, più i bar e i ristoranti del paese). Gli unici due coltivatori di entità medio-grande sono quelli che possiedono appezzamenti in zona più pianeggiante ed hanno potuto far ricorso alle serre. Con la loro produzione Nemi riesce a coprire il mercato dei paesi vicini e una parte di quello di Roma, dove viene venduta direttamente a pochi fortunati clienti senza il passaggio per i mercati generali. Più lontano di Roma la fragola di Nemi non arriva. Ecco quindi limpossibilità che tutto ciò che viene venduto in Italia o allestero come fragola di Nemi sia realmente di Nemi; e sono purtroppo in parecchi ad appropriarsi della dicitura. Ma il 'furto' del marchio viene compensato dal pensiero che se questo fenomeno è così diffuso significa che le nostre fragole sono realmente più buone delle altre; e che un incremento della produzione troverebbe sicura risposta sul mercato. Siamo in una fase in cui è sempre più forte la domanda di prodotti ecologici e di soddisfazione, che vengono acquistati quasi più per bisogno psicologico-culturale che per necessità nutrizionale. Ma il territorio di Nemi è poco, è per lo più coperto di boschi, e in nessun modo si può rinunciare al bosco per avere più fragole da vendere. Le fragole sono poche? Tanto meglio: saranno quindi più pregiate, e i forestieri dovranno venire in paese per gustarle. Anche la coltivazione dei fiori a Nemi è importante da molto tempo. Nella relazione governativa del 1877 già ricordata, i fiori compaiono come coltura tipica e rinomata: ed è un fatto che Nemi esporta i suoi profumati prodotti in tutto il mondo, e li vende in paese a prezzi talmente concorrenziali che gli sposi di Roma vengono fin qui per commissionare l'addobbo della chiesa. Per dare il meritato risalto anche a questo prodotto locale, da parecchi anni è stata istituita la Mostra dei Fiori, che viene allestita il sabato pomeriggio precedente la Sagra, e resta in esposizione per tutta la domenica. I fiorai locali adornano Nemi in ogni angolo: ogni piazzetta, ogni vicolo, ogni scaletta, ogni fontana, ogni porta, ogni ringhiera viene addobbata con bella perizia, e il colpo d'occhio è veramente stupendo. E i fioristi professionisti vengono da tutta Italia per cimentarsi nella gara di composizione che ha luogo nel Castello Ruspoli. L'Assessorato dà un tema diverso ogni anno, e una giuria di esperti valuta i risultati. Poi la mostra viene inaugurata dal Sindaco, e infine aperta al pubblico. Il vincitore si aggiudica il trofeo "La Fragola d'Oro", realizzato e offerto dall'orafo di Nemi, Luigi Middei, che con la tecnica del bagno galvanico ferma nel tempo una vera piantina di fragole ricoprendola d'oro e d'argento. Nemi vive ormai di turismo
(un terzo della popolazione lavora nel settore), e il giorno della Sagra
è il clou della nostra stagione primaverile-estiva. I visitatori
giungono da ogni parte d'Italia, e Nemi fa del suo meglio per accoglierli
vestendosi a festa con l'addobbo floreale, con spettacoli di piazza e
distribuzione gratuita di frutti; ma soprattutto la Sagra è la
vera festa del paese, dei lavoratori del paese, che celebrano in questo
giorno un lungo anno di fatiche. Per questo la Sagra si apre con la Messa:
fragole e produttori vanno benedetti, e si ringrazia Dio di aver concesso
il raccolto. E poi si sfilain costume per le vie del paese, con la banda
che suona. S'è fatta l'ora di pranzo, e si va a casa; si ricomincia
alle 16, con una nuova sfilata e le danze tradizionali. Poi si distribuiscono
le fragole, poi c'è la consegna del trofeo "La Fragola d'Oro"
al più bravo dei fioristi in gara per la Mostra dei Fiori; e poi
lo spettacolo musicale, poi l'estrazione dei numeri vincenti della sottoscrizione
a premi; e infine i fuochi d'artificio sul lago, assolutamente unici perché
hanno come partner lo 'specchio di Diana', che raddoppia le luci e la
festa.
Mostra dei fiori
Recentemente la mostra si è trasformata in una gara a cui partecipano anche maestri fioristi provenienti da tutta Italia. In palio viene messo il trofeo La fragola doro: un gioiello artigianale elaborato espressamente per la premiazione dal maestro orafo Luigi Middei di Nemi, e che consiste in una vera piantina di fragole ricoperta dargento, da cui pende una fragola vera ricoperta doro con la tecnica dellelettrolisi o bagno galvanico. La bellezza del gioiello viene accresciuta dal fatto che si tratta di un esemplare unico creato dalla natura; la piantina affida ai metalli preziosi la sua bellezza ed unicità affinché essi le preservino nel tempo. Il giardino del castello, sotto il castello stesso, sulle pendici del cratere, affacciato sul lago. Cè un caffè (stagionale) e uno dei migliori scorci panoramici di Nemi. Vi si accede dal Belvedere Dante Alighieri. Il giardino fu ricavato negli anni 70 dalla selva incolta che cresceva sulle rocce sottostanti il Palazzo, per volontà dellallora Sindaco Vinicio Fondi a cui il giardino è ora intitolato.
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